mercoledì 27 gennaio 2010

La ninna-nanna de la guerra

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vô la zinna(1):
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello(2)
Farfarello e Gujrmone(3)
Gujermone e Ceccopeppe(4)
che se regge co' le zeppe,
co' le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucilli
de li popoli civilli...

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza...
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe' li ladri de le Borse.

Fa' la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello:
fa' la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So' cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!


Trilussa - ottobre 1914

1) La poppa.
2) Il diavolo.
3) Guglielmo II.
4) Francesco Giuseppe.

martedì 26 gennaio 2010

Un pensiero sulla tragedia di Haiti


La tragedia piombata con forza disumana sulla popolazione di Haiti ha scosso le anime di molti.
Le immagini di disperazione e smarrimento che ci giungono dalla tv lasciano senza parole, ma una domanda continua a circolarmi nella testa. Chi sono i più fortunati? Chi è morto sotto le macerie o coloro che si sono salvati? I primi hanno vissuto attimi di terrore e senza neanche avere di tempo di capire cosa stesse succedendo hanno conosciuto la morte. Ma i secondi la vivono. La vivono cercando parenti e amici che non troveranno, la vivono soccorrendo i feriti, la vivono negli occhi di chi soffre come loro.
Ho letto molte richieste di famiglie italiane che vorrebbero prendere in affidamento dei bambini di Haiti, per sottrarli a questo momento di dolore inaudito. Le organizzazioni competenti purtroppo rispondono che ora le priorità sono altre, occorre prima capire se i bambini sono effettivamente rimasti orfani, se ci sono parenti vivi e in ogni caso bisogna anche valutare lo shock per un allontanamento improvviso.
Personalmente sono sempre d’accordo con le associazioni che promuovono aiuti “a distanza” e con le campagne volte ad aiutare i popoli dei paesi meno fortunati a sfruttare le proprie potenzialità, incentivando le diversità.
Ma in circostanze drammatiche e inaspettate come questa credo che il tempismo sia tutto. Non si possono sottoporre questi bambini al rischio di epidemie. Proprio oggi si legge della possibilità che si diffonda il tifo. Manca l’acqua, mancano i medici, mancano le strutture di accoglienza. E già si parla di tratta dei minori.
Allora non sarebbe il caso di ospitare questi bimbi in luoghi sicuri e vigilati, con psicologi qualificati e personale specializzato nell’educazione? E magari, nei casi di famiglie già testate e garantite da chi di competenza, pensare anche ad un periodo di affido?
Eppure di catastrofi di questo tipo, purtroppo, la nostra bella Terra ne ha già viste abbastanza nell’ultimo periodo, nel XXI secolo dovremmo avere tutti gli strumenti necessari per far fronte con velocità a queste tristi conseguenze…
A noi non resta altro da fare se non sostenere queste persone come possibile, con donazioni, sms o adozioni a distanza, che rappresentano comunque un valido aiuto verso la ricostruzione.

sabato 9 gennaio 2010

Con occhi presi in prestito












Vi siete mai chiesti come sarebbe vedere da "stranieri" i posti in cui vivete?
E' un pò come chiedersi cosa avremmo provato se avessimo conosciuto una certa persona in un altro contesto o affrontato una situazione in un momento diverso. Vivere un evento senza i condizionamenti del nostro pregresso...
Ecco, io ho sempre invidiato i turisti che visitano Roma.
Mi sono chiesta più volte come sarebbe stato vedere la nostra capitale per la prima volta.
Eh si, perché io, da romana, non ho un primo ricordo di Roma, c’è sempre stata e non è mai stata una scoperta. E’ quasi scontato per me camminare nella storia.
Le emozioni e le sensazioni di novità e meraviglia che provo nel visitare altre grandi capitali sono moltiplicate negli occhi degli stranieri che vagano guardando verso l’alto per le vie del centro di Roma.
Quanto vorrei essere al loro posto per sapere cosa si prova. Perché ogni luogo regala momenti speciali, ma Roma… chissà… non lo saprò mai davvero.
Negli ultimi giorni, però, ho avuto la fortuna di sfiorare con le dita questa esperienza grazie ad alcuni amici speciali conosciuti durante il Cammino di Santiago che mi hanno fatto visita.
E’ stata una settimana di scambi reciproci… Io ho condiviso con loro le mie conoscenze su luoghi, curiosità e usanze della mia città e come ricompensa ho avuto in prestito i loro occhi, per vederla come mai avevo fatto prima.
Il Colosseo che ti appare davanti in tutta la sua maestosità, facendoti sentire tanto piccolo quanto grande è la sua storia, Fontana di Trevi, suggestiva e romantica, Piazza Navona, caratteristica e allegra durante le feste natalizie, Piazza di Spagna che riporta con la mente alle sfilate di alta moda, Via Condotti con le sue vetrine lussuose, le vie di Trastevere, affascinanti e vere, San Pietro, la Chiesa di tutte le Chiese…
Quant’è bella la mia città. E pensare che la vedo ogni giorno e non la guardo mai…